27 gennaio 2012

sacri cuori



i Sacri Cuori in concerto a Santarcangelo... con gli amici Antonio e Diego alla chitarra e batteria...

ombra lupesca...

Hidalgo vintage...

Diane...





il concerto di Diane Schuur... il miglior impianto audio che abbia mai ascoltato in un concerto...

Leonard at Florence...





concerto di Leonard Choen a Firenze... una serata di grande eleganza...

il vecchio e il mare...



in spiaggia a Rimini...

il lupo...





lupo Hidalgo si diverte tra i campi...

Hugo...



il meraviglioso concerto di Hugo Race a Cesena con i miei amici Antonio e Diego rispettivamente alla chitarra e alla batteria...

dance with me...



il simpatico regalo di mia sorella Martine... lei sostiene che io ballo esattamente così :-)))))

Flaming Lips...











i Flaming Lips live a Ferrara... uno dei più bei concerti che io abbia mai visto...

jazz ascona



concerto al Delta Blues di Ascona in Svizzera...

la neve...



Martine si diverte con la neve dietro a casa nostra...

farm house...



la casa delle mie figlie è oramai una fattoria... tra tortore, gatti, criceti e senza dimenticare i cani e i cavalli :-)))

autografo...



le mie due figlie e la loro zia Martine chiedono l'autografo al bassista dei Dirtbombs...

flamenco on the beach...





Flamenco in spiaggia a cesenatico all'alba...

la voce di Mark...



Mark Lanegan con Isobel Campbell in concerto a Bologna... lei è davvero molto antipatica...

come un'aquila...









mia sorella Martine scruta l'orizzonte...

rimini beach...







spiaggia di rimini d'inverno...

aperitivo...



aperitivo alla rotonda di Rimini...

guidando tra la neve...



guidando di mattina tra la neve con in macchina mia figlia Eleonora...

lupetti...



Lupo Hidalgo e Lupo Augusto...

Diego e Antonio...







Gli amici Antonio e Diego in concerto con Dan Stuart al Clandestino di Faenza...

Antonio e Diego...



i De La Vega in concerto al Localino Giulietti di San Marino...

Blanche...



La Blanche Alchimie live al localino del giulietti - the sound of marbles

Angus e Julia...







concerto di Angus e Julia Stone...

ore 5.05



ore 5.05 spiaggia di pesaro...

beach party...









meravigliosa festa in spiaggia questa estate e non potevo non filmare il tutto...

26 gennaio 2012

lupo Hidalgo...





quel fetentone di lupo Hidalgo....

la mostra...







La mostra "L'Uomo, il volto, il mistero" Capolavori dai Musei Vaticani...

Shopping a Padova...



la mia "sister" Martine davanti una vetrina di Padova...

Halomit...







Halomit il cavallo di mia figlia Eleonora dopo tanti anni di gare ora si riposa tra prati e boschi...

amici...




mia figlia Eleonora, il suo cavallo Halomit e i loro amici...

vecchia galleria del treno...



mia sorella Martine all'interno della vecchia galleria del trenino bianco-azzurro che collegava l'Italia con San Marino...

Canti sacri...





A San Leo, nella stupenda cornice della cattedrale romanica, si svolge il consueto concerto di canti gregoriani e laudi medievali eseguiti dalla Schola cantorum del Duomo di San Leo.
La corale, diretta da Nicoletta Carletti, propone dei brani, alcuni dei quali inediti, ritrovati in vari archivi, spaziando dal VI° al XVI secolo.

Andromeda...



Concerto di Andromeda Turre...

Ho girato questo video al concerto di Andromeda Turre questa estate a San Marino...
Figlia d’arte (i genitori sono Steve Turre e Akua Dixon), Andromeda ha sviluppato sin da piccola l’amore per la musica e l’arte, la danza e il teatro, formandosi presso il prestigiosissimo Berklee College of Music di Boston. Direttrice e “lead voice” per molti anni del background vocale di Ray Charles, dopo la collaborazione con Woody Allen in “Murder Mystery Blues” e dopo le centinaia di partecipazioni come vocalist a importanti produzioni discografiche, cinematografiche e televisive in USA e Giappone, ha intrapreso la carriera solistica pubblicando nel 2008 il primo CD a suo nome: “Introducing Andromeda Turre”. La sua voce è notissima ed è stata utilizzata, oltre che al cinema, anche nella tv commerciale e in moltissime recording sessions in tutto il mondo.

Airto...



AIRTO MOREIRA - FINGERS

Questo vinile mi è stato regalato diversi anni fa ed è stato pagato circa 1 milione. Io lo custodisco ancora nella sua scatola regalo e nella busta della Dimar (il più grande negozio di vinili in Italia).
Non l'ho mai ascoltato pertanto è ancora perfettamente integro :-)

Nel video la mia "Sister" Martine...

Ps:Se guardate il video fino alla fine scoprirete l'ingresso in scena di due curiosi personaggi :-)))

19 gennaio 2012

cavallino...


il cavallino che ho comprato a Pesaro...

le caramelle...




Ho trovato le vecchie caramelle Polacche che si mangiava da bambini, ora bisogna capire quali sono le migliori :-)

ultimi viaggi...















appunti di viaggi...

Henry Cartier-Bresson...








Fotografare è trattenere il respiro quando tutte le nostre facoltà di percezione convergono davanti alla realtà che fugge:in quell'istante, la cattura dell'immagine si rivela un grande piacere fisico e intellettuale.
Fotografare è mettere sulla stessa linea di mira la testa, l'occhio e il cuore.

Non c'è niente al mondo che
non abbia un istante decisivo. Cardinale De Retz

avvicinarsi al soggetto a passi di lupo...passo felpato ma occhio acuto...

Io e mia moglie non viaggiamo in aereo. E' troppo veloce e non si vedono i paesi cambiare lungo le distanze...

So quanto le mie immagini restino frammentarie e incomplete, ma sono state per i miei occhi una grande avventura...

Henri Cartier-Bresson "L'immaginario dal vero"
Edizione Miniature Abscondita

le musicassette....


oggi stavo cercando nel mio sconfinato archivio musicale e ho trovato delle vecchie musicassette che ascoltavo ancora prima di avere un giradischi... che emozione!

Genesis:
-Trespass
-Foxtrot
-Wind and wuthering
-Duke...

Led IV...

ascoltando Led Zeppelin IV (Symbols)...

Led...


Non dovete perdervi questa doppia recensione davvero originale dei libri "La grande rapina ai Led Zeppelin" di Jason Buhrmester e "The getaway man. L’uomo della fuga" di Andrew Vachss, preparata per noi dallo scrittore Daniele Borghi. Lo scrittore ha analizzato i due romanzi appena editi da Fanucci nel 2010 e ha scoperto che la loro lettura vale molto più che un "corso di scrittura creativa"... Passa il mouse sulla copertina del libro per scoprire anche l’altra!

Soltanto facendo cadere lo sguardo sui titoli di questi due romanzi viene voglia di prenderseli e cercare il tempo per goderseli senza fretta. Leggere "Led Zeppelin" provoca immediatamente un brivido a tutti i rockettari del mondo e la parola "Getaway" fa correre la mente verso il granitico film di Sam Peckimpah con Steve McQuinn e Ali Mc Graw. E passare da Peckimpah al “Mucchio Selvaggio” per tornare verso i Led Zeppelin è fin troppo facile. Insomma, è già un bel giro di giostra soltanto leggere i due titoli, se poi si dà ascolto all’impulso che spinge verso la cassa e li si legge, non si può che essere contenti di aver avuto quel brividino.

Gli autori sono poco noti in Italia ed è un vero peccato, avrei molto più interesse a sentire una loro intervista che non l’ennesima a De Carlo, a Faletti o a qualcun altro che il Monopolio Editoriale Italiano ha deciso di pompare. Questi due autori, e ne sto scrivendo come una coppia per motivi che poi spiegherò, hanno talento da vendere. Sanno quando accelerare e quando frenare, sanno scrivere dei dialoghi che cadono sulla pagina come inevitabili e contemporaneamente non sono per nulla scontati e sanno tenere in mano le redini della trama con grande facilità, rendendo la lettura una passeggiata in canoa a favore di corrente. Ma quello che sanno fare meglio è dare profondità prospettica, colore, sapore e odore alle storie che raccontano. Entrambi i romanzi narrano di delinquenza. I due ragazzi che ne sono protagonisti sembrano accettare la loro vita sbandata senza considerare alternative, sembrano "nati" per essere fuorilegge e la possibilità di intraprendere una vita onesta non li sfiora neppure per un momento. Ma ciò che è più interessante è notare come i loro creatori abbiano resi perfettamente credibili i loro personaggi e, attraverso di loro, come abbiano saputo dare a due storie simili due visioni prospettiche completamente diverse. Il protagonista di Buhrmester è un ragazzo talmente sveglio da riuscire a tirarsi fuori da guai che si incastrano uno dentro l’altro come in una matrioska, il protagonista di Vachss sembra svagato, quasi assente, completamente assorto nella sua unica immensa passione: le auto. Questa attenzione/disattenzione permea i testi in profondità, illustrando senza sforzo, ma con grande chiarezza, quanto sia importante “la voce” di un testo.

E’ per questo motivo che la lettura di questi due romanzi, meglio se uno di seguito all’altro, vale molto più di un seminario di scrittura "creativa". Sono convinto che, aldilà dell’immediato piacere che regala la lettura, questi due romanzi dovrebbero essere letti attentamente da tutti quelli che si interessano alla scrittura, siano essi scrittori, aspiranti tali o soltanto coloro che hanno curiosità intellettuale. Non so se alla Fanucci si siano resi conto di ciò che hanno fatto. Probabilmente “organizzare” un seminario di scrittura in due puntate non era nelle loro intenzioni, ma quello che ho avuto da questi due romanzi è stato proprio quello che ho appena scritto: un illuminante e chiarissimo esempio di come la “voce” del narratore influenzi in maniera determinante la qualità di un testo. Non è sicuramente una scoperta geniale, ma poterlo leggere così chiaramente è senz’altro insolito.

Quando decollò il dirigibile del Rock ...

Quando decollò il dirigibile del Rock

Dalle pieghe del tempo perduto ho salvato soltanto tre oggetti. Il primo è l’ultimo regalo di Babbo Natale, un piccolo locomotore marrone della Lima, l’E 424143, tirava vagoni che non ho più ma sui quali ho viaggiato fino ai dieci anni. Il secondo è un’automobilina rossa, una Mini Cooper S da rally della Corci Toys, che guidavo quando scendevo dal treno, quasi sempre su terreni accidentati. Il terzo è un disco, il primo che ho comprato in vita mia, un 45 giri in vinile dell’Atlantic, uscito in Italia nel gennaio del 1970.

Facevo la terza media, non si può dire che fossi un grande esperto di musica, ne venivo dalle lacrime di Bobby Solo, dal cuore tachicardico di Little Tony e, massimo del rock, dalla tipa che Mal non riusciva a guardare perché i suoi occhi erano fari abbaglianti e lui c’era davanti. Avevo da poco scoperto Lucio Battisti, e però intuivo che il mondo musicale non poteva fermarsi a Un’avventura.

Il mio compagno di banco era un tipo strano, il primo della classe e mezzo hippy già in seconda media. In terza si è presentato con i capelli lunghi fino alle spalle, maglione largo con cinturone sopra e jeans scoloriti talmente scampanati che non gli ho più visto i piedi per tutto l’anno scolastico. Adesso — non faccio il nome perché ho paura che mi arresti — è diventato un rigoroso magistrato molto famoso a Genova e non solo. Un giorno di quel fantastico gennaio, mi invita a casa sua a studiare e mi fa: «Io di solito studio con la musica di sottofondo, ti dispiace se metto un disco?». «Figurati». «Hai qualche preferenza?». E io, per fare quello che se ne intende: «Ce l’hai Yeehhh di Mal dei Primitives?». Mi fulmina con lo sguardo, peggio della tipa con gli occhi abbaglianti. «No», risponde. «Ma questo è meglio», e tira fuori da una libreria dove erano impilati almeno un centinaio di Lp, un disco con la copertina in bianco e nero con un dirigibile in fiamme in primo piano e in alto a sinistra un nome scritto in rosso: Led Zeppelin.

Alla faccia del sottofondo. Parte a manetta con il riff pirotecnico di Good Times Bad Times, il brano che apre il disco e che ha contribuito pesantemente a cambiare la storia del rock e totalmente me, almeno per quel che riguarda la musica. La Musica. Lui, quello del riff pirotecnico, era Jimmy Page. La Voce quella dell’etereo Robert Plant, una mirabile fusione di urlo e lamento, di dolore e orgasmo, di maschio e di femmina, un cocktail ad alta gradazione fonica composto da due parti di Janis Joplin, una di Steve Winwood e una di Jack Bruce. Il basso era quello di John Paul Jones, considerato, nell’ambiente del «British Blues», sinonimo di session man. La batteria quella di John Bonzo Bonham, ovvero la Potenza. Nessuno nella storia del rock ha mai più suonato la batteria come lui. Nessuno, nella storia del rock, ha mai più bevuto tanto alcol quanto lui. Il rock and roll è morto quando è morto John Bonham. E questo non lo dico io, lo dice Billy Joel, e Plant gli fa eco: «Bonzo diceva sempre di essere il più grande batterista delmondo. Quando lo sentivamo suonare sapevamo che era vero». È morto a trent’anni, soffocato dal suo stesso vomito, completamente ubriaco per essersi scolato quaranta bicchieri di vodka.

Quel giorno non abbiamo studiato, come fai a studiare quando sei folgorato da Communication Breakdown, che ti attraversa il corpo e la mente come una scossa elettrica da 10.000 volt, oppure quando gli Zeppelin rallentano i toni come in Your Time Is Gonna Come o Black Mountain Side e senti che Bonzo per un po’ fa il bravo batterista, rulla, mantiene un ritmo morbido, direi quasi delicato, e poi non ce la fa più e inizia a picchiare duro fino a sfondare i drums e a far volare i piatti. Come fai a studiare quando ti si spezza il cuore con Babe I’m Gonna Leave You già cantata da Joan Baez, e con Plant che sa essere più dolce di lei, oppure ascoltando la «loro» versione di You Shook Me di Willie Dixon, che annichilisce quella di Jeff Beck, per ammissione dello stesso Jeff Beck.

Sono uscito da quella casa che ero in estasi. Come teleguidato dal ritmo incalzante della batteria di Bonham,mi sono fiondato in un negozio di dischi. Avevo unicamente due problemi: non avevo lo stereo (solo un mangiadischi della Geloso che mio padre teneva in macchina) e ottocentotrenta lire in tasca. Bastavano, non bastavano? Chissà. Non bastavano per un LP, ma erano quasi sufficienti per il 45 giri (Good Times Bad Times lato A, Communication Breakdown lato B: buttali via!) che costava ottocentocinquanta lire. Vada per quello ho pensato, che intanto lo ascolto nel mangiadischi. L’ho chiesto insieme a venti lire di sconto. «Non l’abbiamo», mi ha detto il solerte commesso. «Comunque è uscito l’anno scorso, se vuoi c’è il nuovo, il 45 giri è appena arrivato». Il nuovo? Era il gennaio del 1970 quando ho comprato il mio primo disco, quello che ho salvato dalle pieghe del tempo perduto, e che ora sto guardando, girando e rigirando tra le mani. Ci sono «loro» che suonano su un palco, chissà quale. Plant al centro, microfono in mano vestito di rosso. Page in primo piano tutto piegato sulla chitarra. Jones in fondo col suo basso illuminato da una luce gialla, quasi psichedelica. Bonham, dietro, tutt’uno con la sua batteria. Sotto una scritta gialla, grande, LED ZEPPELIN, sopra, a sinistra, anch’esso in giallo il titolo della canzone lato A: Whole Lotta Love. Whole Lotta Love, non so se mi spiego. E se non mi spiego posso aggiungere che il riff di apertura di Whole Lotta Love, nonostante il mio Geloso, mi ha dato le vertigini, e che insieme a quelli di Smoke on the Water, Satisfaction e mettiamoci pure You Really Got Me è quanto di più potente, diabolico, viscerale e irresistibile vi può essere nella storia del rock.

Un mese più tardi avevo barattato con un compagno di classe il mio album Panini campionato 1969-70 quasi completo (mancava solo Scopigno) con una specie di batteria, poco più di un giocattolo, e mi sentivo Bonzo Bonham, due mesi dopo mio padre l’aveva distrutta, ma non m’importava: avevo scoperto la Musica. Il problema era la Musica che non si lasciava scoprire. Quella che trasmettevano per radio, fatta eccezione di qualche spiraglio di luce acceso da Per voi giovani, era il buio profondo. Ascoltavo ogni tanto Radio Luxemburg, ma solo di notte perché di giorno non c’era verso di catturarla. Per fortuna non ero solo, ma si viveva come carbonari, non si avevano notizie sui nuovi gruppi né sulle nuove uscite. Nascevano leggende metropolitane alimentate da improbabili passaparola. Le uniche fonti giornalistiche erano l’introvabile «Melody Maker» e «Ciao 2001». «Ciao 2001», vi rendete conto? Eppure, nonostante questo, dopo quel disco ce ne sono stati altri, tra i migliori della mia vita e credo anche di quella del rock: i Crosby Stills Nash con il loro primo album, i Creedence Clearwater Revival con Proud Mary, I Beatles di Abbey Road, gli Who di Tommy, i Rolling Stones di Let It Bleed, i Chicago di Chicago Transit Authority, i King Crimson di In The Court of The Crimson King e Baffone Frank Zappa con Hot Rats. Tutti datati 1969, come il dirigibile in fiamme dei Led Zeppelin che ha incendiato la storia del rock, e il mio cuore.

Lorenzo Licalzi su La Lettura del Corriere della Sera

ultime macchine fotografiche arrivate...




ultimi arrivi fotografici...

ultime mostre visitate...



Mostra Ansel Adams e Francesco Carbonieri a Modena
Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova...

David Sylvian...


5 Marzo 2012 concerto a Bologna di David Sylvian, il biglietto...

ultimi libri acquistati...







buona lettura...

nuovi acquisti musicali...


...ultimi cd comprati in questi giorni...

Bruce Cockburn - Life short call now
Michael Nyman - The very best
Thomas Dyddahls - Stray dog
Whitesnake - Lovehunter
Colonna Sonora - I love radio rock
Donovan - Sunshine superman
Stratovarious - Dreamspace
Whitesnake - Come an' get it
Go to blazes - Waiting around for the crash
Larry Barrett - The big slowdown
Donovan - The hurdy gurdy man
The Clarks - Someday maybe
The Pineapple Thief - Tightly unwould
Tower of song - The songs of Leonard Cohen
Captain Beefheart - Bluejeans & moonbeams
Porcupine tree - Fear of a blank planet
Timothy B Schmit - Expando
Donovan - Mellow yellow
Donovan - 7 tease
Donovan - Barabajagal...♫