19 gennaio 2011

partenza in salita

"Mi chiamo Ezio Vendrame.
Sono nato il 21 Novembre 1947, a Casarsa della Delizia, in provincia allora di Udine, oggi di Pordenone, in una casa non mia, vicino ai binari morti di una ferrovia.
Ne ho passate tante, e vissute di più. Ma nulla cambierei della mia vita: nemmeno l'ombra di una virgola.
Anch'io, come milioni di altri bambini, ho dovuto subire la separazione dai miei genitori e, da quella amputazione - avevo sei anni - imparai da solo che potevo piangere anche senza versare una lacrima.
Così, con una madre costretta ad emigrare, ed un padre parrucchiere preso totalmente dal suo lavoro, mi trovai, con il cuore strangolato, in una specie di collegio.
Forse i miei genitori ancora oggi non sanno che quell'istituto, dove i miei sette anni non ancora compiuti furono depositati, era un orfanotrofio.
Ora non ricordo perfettamente, ma 'cazzo!' devo aver pensato, 'che sfiga, trovarsi orfani con i genitori ancora vivi!'
Comunque erano tempi duri per tutti: la guerra aveva lasciato in eredità tutta la sua miseria ed io, in quella partenza in salita, ero lì con la triste prospettiva della mia vita davanti.
Di quell'istituto, gestito da un prete (un certo padre Osvaldo Donadon), mentre gli assistenti erano dei ragazzi universitari, ricordo la fame, la paura, le pipì che facevo nel letto, le angherie dei più grandi, ma soprattutto quell'abisso, quel vuoto immenso dell'Assenza.
Non posso dimenticare lo strazio di un compagno, del mio stesso paese (Luciano Faè) e della mia stessa età, a cui, non so per quale motivo, gli assistenti avevano messo il collare di un cane e, tenendolo a guinzaglio, lo trascinavano come una bestia per il cortile di quell'inferno.
Non scorderò mai le risate idiote degli aguzzini, il mio spavento e il suo disperato pianto.
Ma proprio dentro quelle mura sgorgò la mia prima, grande passione: il calcio!
Fu calciando in alto un pallone che sentii di poter bucare il cielo, di potermi aprire un varco, una via di fuga.
Che magia! Mi sentii attratto da quella sfera che insieme ai miei sguardi faceva rimbalzare anche il mio cuore.
Scoprii così che anch'io potevo finalmente sognare!"

da "Se mi mandi in tribuna, godo" di Ezio Vendrame