30 marzo 2010

passato, presente e futuro...


continuo a parlare di eduardo galeano perchè oltre a "il libro degli abbracci" volevo consigliarvi "specchi" del 2007... piccoli racconti, aneddoti, rivisitazioni della stroria degli uomini come mai l'avete sentita raccontare prima, un punto di osservazione diverso della storia dell'umanità... diretto, caustico, rivelatore, uno scrigno di piccole grandi verità nascoste... i capitoli dedicati a tommaso moro, il pensatore politico inglese decapitato nel 1535, sono molto interessanti... avevo letto, durante il periodo dei miei studi, il libro "l'utopia" ma qui galeano riesce a far capire la cifra del pensiero di moro che era avanti secoli rispetto al suo presente...♫

Angioletti di Dio

Quando Flora Tristàn andò a londra, rimase impressionata perchè le madri inglesi non accarezzavano mai i loro figli. I bambini occupavano l'ultimo gradino della scala sociale, al di sotto delle donne. Erano degni di confidenza come una spada rotta. Tuttavia, tre secoli prima era stato un inglese il primo europeo di alto lignaggio a dire che i bambini sono persone degne di rispetto e di gioia. Tommaso Moro li amava e li difendeva, giocava con loro ogni volta che poteva e con loro condivideva il desiderio che la vita fosse un gioco senza fine. Non durò molto il suo esempio. Per secoli e fino a poco tempo fa, era legale il castigo dei bambini nelle scuole inglesi. Democraticamente, senza distinzione di classe, la civiltà adulta aveva diritto di correggere la barbaria infantile frustando le bambine con le cinghie e colpendo i bambini con le verghe o bastoni. Al servizio della morale sociale, questi strumenti di disciplina,corressero i vizi e le deviazioni di molte generazioni di sbandati. Di recente, nel 1986, le cinghie , le verghe e i bastoni furono proibiti nelle scuole pubbliche inglesi. In seguito, vennero proibiti anche nelle scuole private. per evitare che i bambini siano bambini, i genitori possono castigarli, sempre che i colpi si applichino << in misura ragionevole e senza lasciare segni >>

tratto da "specchi" di eduardo galeano

noi saremo ciò che faremo insieme...


andrè gorz, il filosofo pensatore della sinistra esistenzialista  e libertaria francese, si uccise nel 2007 assieme all'adorata moglie dorine, affetta da un morbo degenerativo... chi ha la fortuna di seguirmi in questa mia proposta di lettura scoprirà un libro stupefacente, intriso di amore totale, di ossigeno puro per il cuore, un bilancio di un amore necessario, la loro storia d'amore... il libro s'intitola "lettera a d. storia di un amore" edito da sellerio editore palermo del 2006 e lo consiglio a chi riesce ancora a vedere la bellezza di chi ama... non c'è tristezza in questo suicidio perchè non si tratta della morte di due persone ma della rinascita in un corpo unico...♫


"Hai appena compiuto 82 anni. Sei rimpicciolita di sei centimetri,non pesi che quarantacinque chili e sei sempre bella, elegante e desiderabile. Viviamo insieme da cinquantotto anni e ti amo più che mai. Recentemente mi sono innamorato ancora una volta di te e porto in me un vuoto divorante che riempie solo il tuo corpo stretto contro il mio. La notte vedo talvolta il profilo di un uomo che, su una strada vuota e in un paesaggio deserto, cammina dietro un feretro. Quest’uomo sono io. Il feretro ti porta via. Non voglio assistere alla tua cremazione: non voglio ricevere un vaso con le tue ceneri… Spio il tuo respiro, la mia mano ti sfiora. A ognuno di noi due piacerebbe non dover sopravvivere alla morte dell’altro. Ci siamo spesso detti che se, per assurdo, avessimo una seconda vita, vorremmo passarla insieme."
tratto da “Lettera a D. – Storia di un amore” di Andrè Gorz

nella foto Andrè Gorz con la moglie Dorine

29 marzo 2010

l'amore blu...


il pittore che amo con più intensità è marc chagall, non so spiegare bene per quale motivo, semplicemente c'è sintonia perfetta di anime... è capace di rappresentare il mio mondo interiore con grande precisione... la sua autobiografia edita da se intitolata "la mia vita" è di grande poesia come tutte le sue tele...

tratto da "la mia vita" di marc chagall

"Il suo silenzio è il mio. I suoi occhi, i miei. E' come se mi conoscesse da sempre, come se sapesse tutto della mia infanzia, del mio presente , del mio avvenire; come se vegliasse su di me, mi capisse perfettamente, sebbene la veda per la prima volta. Sentii che era la mia donna. Il suo colorito pallido, i suoi occhi. Come sono grandi, tondi e neri! Sono i miei occhi, la mia anima."...♫

dipinto "gli amanti azzurri" di marc chaghall

il libro degli abbracci...

eduardo galeano è uno scrittore di montevideo che scrive libri meravigliosi... il libro degli abbracci è un'opera rivelatrice del senso delle nostre vite, che sa raccontare al confine tra filosofia e racconti popolari... una sorta di faro nella notte... nella quarta di copertina si legge:

"Troverete anche abbracci che potrebbero rivelarsi mortali. Ma chi non ha commercio con la stupidità, l'ipocrisia o la sopraffazione non ha nulla da temere. Sarà sommerso, allora, dalla sovrana tenerezza di questo libro che, senza ingannevoli consolazioni, canta con pari commozione la vita, il sogno, l'amore, il fantasma di una giustizia terrena e possibile, la rabbia appassionata di chi la difende. Ricordi e giudizi, sorrisi e lacrime, un po' come nella vita di tutti, e la poesia che insieme stempera i dolori più cupi e annulla i confini tra i generi: il disegno, la satira, il giornalismo, la narrazione. Lasciate solo che il libro vi abbracci. Il vostro pensiero si scoprirà capace di lampi. I vostri affetti, di generosità ed emozioni."...♫

un abbraccio da "il libro degli abbracci" di eduardo galeano

RICORDARE: Dal latino re-cordis, ripassare dalle parti del cuore.

abbraccio nr. 4...


"il mondo


A un uomo del villaggio di Neguà, sulle coste della Colombia, accadde di salire fino in cielo. Al suo ritorno, raccontò. Disse che di lassù era stato a guardare la vita degli uomini. Disse che siamo un mare di fuocherelli.
- Il mondo è fatto così - rivelò - Un mucchio di gente, un mare di fuocherelli.
Ogni persona brilla di luce propria in mezzo a tutte le altre. Non esistono due fuochi uguali. Ci sono fuochi grandi e fuochi piccoli e fuochi di tutti i colori. C'è gente di fuoco sereno, che non si cura del vento, e gente di fuoco pazzo, che riempie l'aria di faville. Certi fuochi, fuochi sciocchi, non fanno lume nè bruciano. Ma altri ardono la vita con tanta passione che non si può guardarli senza strizzare gli occhi; e chi si avvicina va in fiamme"...♫


tratto da "il libro degli abbracci" di eduardo galeano

abbraccio nr. 3....


"L'uva e il vino


Un vignaiolo in agonia parlò nell'orecchio a Marcela. Prima  di morire, le confidò il suo segreto:
- L'uva - le sussurrò - è fatta di vino.
Me l'ha raccontato Marcela Pèrez-Silva. E io ho pensato: se l'uva è fatta di vino, forse noi siamo le parole che raccontano quello che siamo."...♫

tratto da "il libro degli abbracci" di eduardo galeano

abbraccio nr. 2...


"La funzione dell'arte / 1


Diego non conosceva il mare. Suo padre, Santiago Kovadfloff, lo condusse a scoprirlo. Se ne andarono a sud. Il mare stava al di là delle alte dune, in attesa. Quando padre e figlio, dopo un lungo cammino, raggiunsero finalmente quei culmini di sabbia, il mare esplose davanti ai suoi occhi. E fu tanta l'immensità del mare, e tanto il suo fulgore, che il bimbo restò muto di bellezza. E quando alla fine riuscì a parlare, tremando, balbettando, chiese aiuto a suo padre:
- Aiutami a guardare!"...♫

tratto da "il libro degli abbracci" di eduardo galeano

28 marzo 2010

quando semplicità, eleganza e passione vincono...


premetto che ritengo palazzo dei diamanti di ferrara la sede museale meno adatta per poter allestire mostre di grande livello e pertanto negli anni sono sempre rimasto deluso dalle mostre che ho visitato, ma questa volta mi devo ricredere... o meglio il mio dubbio sulla sede rimane ma la mostra da "braque a kandinsky a chagall" mi è piaciuta molto... semplice ed elegante, intensa ed emozionante... la mostra espone alcune opere presenti presso il museo della fondazione marguerite e aimè maeght che nel '900 ha rappresentato un centro culturale-artistico di grande rilevanza... ci si trovano opere di mirò, braque, calder, chagall, cortot, giacometti, matisse, kandinsky e tanti altri... il quadro che come al solito mi ha più emozionato è la fanciulla distesa di  bonnard che apre la mostra ed è un quadro di grande intimità... all'interno della mostra c'è anche la possibilità di vedere un video che riprende le improvvisazioni jazz che si facevano presso la fondazione con interpreti quali ella fitzgerald, john cage, sam rivers e duke ellington... proprio quest'ultimo è protagonista di un'improvvisazione superlativa... per chi ama l'arte e vuole emozioni questa mostra è un piccolo gioiellino...♫

pierre bonnard  "fanciulla distesa"

un piccolo tesoro a ferrara...


sono andato a ferrara a vedere la fiera del restauro e con mia grande sorpresa ho trovato lo stand "campanotto editore udine"... questo editore ha pubblicato diversi anni fa un libro del mio poeta preferito, ezio vendrame, così mi sono avvicinato allo stand con tanta curiosità... qui ho conosciuto il signor carlo marcello conti che è il direttore culturale e ho scambiato con lui alcune parole... mi è dispiaciuto molto sentirlo amaraggiato per come la cultura, soprattutto editoriale, viene trattata nel nostro paese... i piccoli editori vanno sostenuti con tutte le nostre energie perchè fanno sentire anche le voci più piccole e flebili che spesso sono quelle che più ci scaldano il cuore...♫

Ho catturato
una nostalgia.
Sparisci
luna guardona,
questa
è
roba mia.


tratto da "io di nascosto" di ezio vendrame per campanotto editore udine

24 marzo 2010

il fetentone di hidalgo vuole un sito tutto suo...


le foto di hidalghetto piacciono molto... il fetentone ha un suo fascino irresistibile e sta un pò monopolizzando questo blog pertanto ho deciso di fare un sito tutto per lui dove chi vuole può seguire la sua crescita... una sorta di diario fotografico... appena pronto vi comunicherò il link...♫

ho fotografato i lupi norvegesi...


un giorno chris delle "bronson produzioni" mi manda un messaggio in fb chiedendomi la foto che ho fatto al concerto del teatro rasi degli ulver perchè il leader del gruppo la richiedeva... con grande emozione gli ho inviato la foto alla massima risoluzione... ebbene la foto è finita sul sito ufficiale del gruppo norvegese... confesso che la cosa mi fa tanto piacere...♫

per vedere la foto clicca qui

16 marzo 2010

io ci vivo in quel quadro...



quando vado a vedere una mostra d'arte c'è sempre un quadro che mi colpisce più degli altri, è un mio rito e non necessariamente è il quadro più famoso... ieri sono andato a vedere la mostra "da rembrandt a gauguin a picasso, l'incanto della pittura" al castel sismondo di rimini... la mostra espone quadri provenienti dal museum of fine arts di boston... ci sono capolavori di tintoretto, rembrandt, van dyck, velàsquez, corot, degas, manet, renoir, toulouse-lautrec, picasso, matisse, constable, canaletto, pisarro, cèzanne, sisley, monet, signac, gauguin, van gogh... il quadro che mi ha emozionato è "stradina a la cavée, porville 1882" di claude monet... nel quadro si sentono i suoni e i profumi della scena, si vedono gli insetti volare attorno alle nuove fioriture, è una giornata tarda primaverile, il cielo ha qualche nuvola, il mare poco mosso, il sentiero un pò spellato porta giù in fondo al mare, porta in fondo alla nostra coscenza verso uno spazio infinito ma al momento chiuso dalla prospettiva...  amo questo quadro perchè quel sentiero io l'ho visto, ho avuto immediatamente l'impressione di aver già visto nella mia vita quella prospettiva, sentito quei rumori, annusato quei profumi, percorso quella stradina scoscesa che mi ha portato al mio io più profondo... ora posso piangere...♫

"stradina a la cavée, porville 1882
" di claude monet

14 marzo 2010

domenica mattina...


oggi è una bellissima giornata... dopo tanta neve splende un sole divino... ho messo sul mio cd player cambridge cd2 (appena riparato) un formidabile disco del pianista tord gustavsen intitolato "restored, returned"... i miei 2 amplificatori musical fidelity ma50 mono in classe a (suono molto vicino ai valvolari) stanno suonando questa musica in modo sublime... il cd è della casa discografica ecm e si sente, suono pulito, avvolgente, scena ampia e presente, uno spettacolo questa incisione scandinava (gennaio 2009 ad oslo)... ci sono alcuni pezzi cantati da kristin asbjornsen, una voce stupefacente, elegante e potente... questo disco è una vera opera d'arte... ma la giornata non è finita qui... a pranzo avrò ospiti a casa mia le mie due figlie che mi hanno già chiesto che voglio ascoltare l'ultimo disco degli ulver... poi nel pomeriggio ci sarà la partita del 6 nazioni di rugby italia - francia... in serata una bella passeggiata nel bosco con hidalgo the wolf... buona domenica a tutti...♫

7 marzo 2010

frammenti: storie da un fortino di periferia...

barbara garlaschelli ha scritto un libro meraviglioso intitolato "frammenti: storie da un fortino di periferia" dove racconta cosa succede all'interno dei centri psico sociali (cps) e trasuda di tanta umanità che troppo facilmente ci dimentichiamo...♫

Ballata per Silvana
(Corpo di carta velina)

I

Dormire.
Dormire.
Dormire.

Nel sonno mi ricostruisco. Nel sonno vivo una vita di veli e silenzi. Spengo la passione che mi travolge e scivolo nel fiume dell'assenza.

Dormire.
Dormire.
Dormire.

Il mio letto è la mia casa, ora che tutti mi hanno tradita, ora che tutti sono rimasti fuori, là nella strada, tra i rumori del mondo che li proteggono. Me, invece, mi hanno lasciata qui, in questo letto.
E allora io ci ho messo le radici. L'ho trasformato. Adesso questo è il mio cuore fatto di piume lenzuola e cuscini. Questo è il corpo che non ho mai avuto.

Dormire.
Dormire.
Dormire.

Meglio sarebbe essere morta.

Dormire.

Meglio sarebbe essere morta invece che dimenticata.

Dormire.

Foglia caduta in una pozzanghera.
Seme scartato.
Carta straccia.

Dormire.

Non ho voluto altro.
Ma ora il tempo del sonno è scaduto.
Ora che la culla è vuota scopro che il cuore e il corpo non sono fatti di piume lenzuola e cuscini.
L'armatura non è la mia camicia da notte.

L'armatura è la mia pelle.
Sottile fragile strappata, ma mia.
Innocente vagabonda.
Mia.

Non più dormire.
Nè armata nè disarmata.
Vigile, come un fiore che sta aspettando il momento per sbocciare.
Il piede che lo calpesterà è ancora lontano.
E poi i fiori non muoiono.
Dormono.
Fino alla prossima stagione.

II

Ho seppelito il mio cuore molto tempo fa
Stranamente non è morto
Ora per vivere ho seppellito il tuo
L'ho fatto in silenzio, in lacrime
Le lacrime non me le hai insegnate tu
Le ho imparate da sola, sulla mia pelle

Adesso, però, è finita
Basta lacrime
Basta dolore
Basta odio

Il mio cuore non è morto
E lo sento battere forte, forte.

Forte.

tratto da "frammenti storie da un fortino di periferia" di barbara garlaschelli

6 marzo 2010

leggere tavan fa bene al cuore...

"A quindici anni
quando è morta mia madre,
ho scritto una poesia
che incominciava così:
E quando il profumo delle rose
non potrà più sostenere
il cadere del mio capo
anch'io verrò..."

tratto da "augh!" di federico tavan

augh! la nave spaziale...

federico tavan è tra i massimi poeti italiani e mi piace divulgarne l'opera... la nostra società lo cataloga tra i "matti" ma lui sa restituirci questa omologazione con grande intelligenza...♫

Questa non è una fiaba per bambini, è una storia  vera, da  matti.
Il diciotto agosto dell'ottantadue , appena uscito dall'ospedale, mi sono chiuso in camera, ho messo due armadi e un comodino davanti alla porta, poi mi sono disteso sul letto come un astronauta. Da fuori della porta mi chiamavano tutti: "Esci! Esci!".
"No, no! Sono in volo nella nave spaziale, non disturbatemi, voi siete di un altro mondo" E intanto passavano le ore...E io incrociavo stelle e galassie e uccelli strani. Lo specchio faceva da oblò e il soffitto da firmamento. E da fuori, assai preoccupati: "Esci! Esci! Oh, Dio, è diventato matto!".
Io continuavo a volare, ancora duemila anni luce e sarei arrivato al sole. Le ombre sui muri diventavano meteoriti e i rumori delle automobili si trasformavano nel rombo del motore della nave spaziale.
E sono trascorsi due giorni "Esci! Esci! Non mangi?! Oh, Dio! E' matto! Buttiamo giù la porta!"
Ma la porta resisteva. E io in alto, più in alto! E fuori tutta una gran confusione: "Esci! esci! Che cosa fai li' dentro? Su, da bravo! Oh, Dio, è matto".
"Lasciatemi in pace! Sono sulla nave spaziale.
Fuggo e il mondo lo vedo da lontano e gli uomini piccoli piccoli".
Sono trascorsi tre giorni. Hanno forzato la porta, hanno rovesciato gli amadi e il comodino.
Io li aspettavo nascosto sotto il letto: "Oh, Dio! Sono arrivati gli umani!"


tratto da "augh!" di federico tavan

5 marzo 2010

23/5/1977 petrarca rugby campioni d'italia; anche io li ho allenati...



vi racconto una storia di quando avevo 12 anni... giocavo a calcio nel petrarca , storica società sportiva di padova famosa soprattutto per la sua formidabile squadra di rugby... ci allenavamo dietro al campo di rugby nel misero campo da calcio perchè dovete sapere che a padova il calcio in quegli anni era veramente poca cosa rispetto alla forza del rugby, finito l'allenamento io e i miei compagni di squadra ci fermavamo a vedere quei giganti del rugby che si allenavano vicino a noi... ci sembravano invincibili, dei semidei,  ultraterreni, soprattutto per dei bambini come noi che avevano paura persino di colpire il pallone da calcio quando era bagnato e ci sembrava un macigno... questi supereroi si rialzavano sempre, sembravano di gomma, nulla li fermava pertanto potete immaginare il nostro incanto nel vederli allenarsi in uno sport che a dispetto del nostro ci sembrava da grandi... in particolare uno di questi giocatori, il capitano guy pardies, era divertito nel vederci così ammirati e ci chiedeva se potevamo allenarli un pò nel pacchetto di mischia... l'allenamento per noi consisteva nell'entrare in un'enorme vasca di ferro, piena di sacchi di sabbia, con dei respingenti (tipo quello dei vagoni ferroviari) che il pacchetto di mischia usava per attaccarsi e spingere questa specie di traghetto con noi bambini dentro per il campo... quel campo che noi a fatica riuscivamo nella leggerezza dei nostri corpicini a percorrere non più di 3/4 volte loro lo percorrevano decine di volte spingendo 20 ragazzini alla volta e potete immaginarvi il nostro immenso divertimento... pardies era una persona davvero speciale, sempre pronto ad un sorriso, dotato di grande umanità e soprattutto un campione vero che trascinò quella squadra, quell'anno, al sesto scudetto italiano in otto anni... inutile dire che il pacchetto di mischia di quella corazzata era superbo... mi ricordo che poi pardies aprì un negozio di articoli sportivi e tutti noi andavamo a comprare le nostre scarpette da calcio con un grande senso d'imbarazzo perchè ci sembrava di disturbare un dio a riposo dopo le fatiche delle battaglie... questa era la formazione di quell'invincibile armata che vinse lo scudetto nel 1977: lazzarini, rocca, scalzotto, ragazzi, de anna, bbabrow, pardies, boccaletto, baraldi, bergamasco, brevigliero, rinaldo, piovan, busnardo, presutti... grazie ragazzi per le gloriose emozioni e grazie soprattutto a guy pardies per aver cercato di accorciare la distanza tra un dio e dei piccoli comuni mortali...♫

chi gà vinto?...


"La prima cosa è l'odore della sifcamina e dell'olio canforato, per scaldare i muscoli in spogliatoio;
la seconda è la faccia di Tarcisio, tirà come una bestemmia muta, gli occhi rossi di chi non ha dormito;
la terza è lo spogliatoio: stretto, lungo, come un vagone;
la quarta è la squadra, tutti vestiti uguali, anch'io, allora gioco anch'io;
la quinta il campo di fango di Rovigo, coi pali delle porte più alti del mondo, fatti apposta per farti prendere paura;
la sesta è il caligo, la nebbia;
la settima è una piova che vien e che lava;
l'ottava gli spari in piazza;
la nona è Barbin in coma, ma par che dorma;
la decima è il nostro nome: gridato in piazza come a una partita vera Jo-le, Jo-le, Jo-le, Jo-le, Jo-le, Jo-le, Jo-le!
"...♫

forza rugby club san marino!!!

tratto da "album d'aprile" di marco paolini foto di giorgio felici

4 marzo 2010

white hills glitter glamour atrocity...


ottimo il concerto dei white hills come gruppo spalla dei pontiak... grande energia, suono poderoso e bella presenza scenica...♫

per vedere le foto clicca qui

non ha mai imparato ad usare i gomiti...

"Ogni generazione che passa, abbiamo meno cose che possiamo sentire come nostre. Rimane l'ermetismo di mio padre nello sguardo del bambino che corre vicino al mare. A lui racconterò questa sciocca storia di sconfitte e di cadute, quella di mio padre che rotola e la mia cha non ho saputo schivare... Ha vissuto davanti alla porta, guardando arrivare una palla che non scende mai. Ha provato a smarcarsi, a scattare, a saltare di testa, ma non ha mai imparato a usare i gomiti. Ha camminato sempre sui gradini di una scala stesa a terra. Tarzan sul monopattino, Batman che aspetta l'autobus, San Martin che sogna le ragazze con il vitino da vespa disegnate da Divito... Non sapevo che cosa fare della mia vita e guardavo in alto per vedere se la palla stesse scendendo. Avevo diciannove anni e mi sentivo solo in un campo vuoto"..♫

tratto da "pensare con i piedi" di osvaldo soriano

vetri rotti...


"La mia prima fionda me la fece a San Luis lo zio Eugenio, che lavorava come detective al casinò di Mar del Plata. Era un gioiello: avevamo cercato la forcella perfetta tra tutti gli alberi del quartiere e quando la trovammo salii di ramo in ramo per tagliare quello che conservava simile tesoro. Mio zio la scortecciò con un coltello e la dipinse con una vernice marroncina. Gli elastici li ritagliò da una camera d’aria che un gommista ci diede gratis e per accogliere il proiettile cercò del cuoio leggero, sembrava camoscio, che si intonava al colore del legno. Gli agganci li fece mio padre con filo di rame ben lucido.
Quello fu uno dei grandi giorni della mia vita. Avevamo allineato dei barattoli vuoti in fondo a uno sterrato e ci allenammo fino a quando calò il sole. Mio zio era davvero entusiasta ma faceva centro raramente. Altrettanto gli succedeva con i numeri del casinò, dove lasciò fortune sue e altrui. Finché passò dall’altra parte del banco e imparò la professione dei borseggiatori per prenderli con le mani nel sacco. Tra la sorpresa di tutti, chi si rivelò proprio in gamba fu mio padre, che (…) aveva conservato la scaltrezza del nonno, il pistolero di Valencia. Come ogni mancino osteggiato, provavo una certa difficoltà a trovare la posizione per tirare. Ricordo ancora con rancore la maestra che alzava la voce e mi sgridava: – Soriano, la penna si tiene con la destra ! – E io la prendevo con la destra e scrivevo con una grafia impossibile che ancora oggi fatico a interpretare.
Di sicuro, per me era difficile maneggiare la fionda. Una sera d’estate uscii con mio padre in un giro d’ispezione, per sorprendere chi sprecava acqua potabile. Camminavamo senza fretta dopo cena, verso il quartiere delle ville. C’era gente che aveva piscine da venticinque metri e faceva lavare macchine, strade, facciate con l’acqua che mancava ai poveretti che non avevano i soldi per permettersi serbatoi di riserva né motori elettrici.

Mio padre suonava il campanello e si presentava molto gentilmente, si toglieva il cappello davanti alle signore. Io rimanevo qualche passo indietro ad ascoltare quel che diceva, che cambiava ogni volta e andava a finire in evocazioni poetiche e citazioni sarmientine. E’ vero che a volte faceva della demagogia. Metteva nella penna di Sarmiento e sulle labbra di San Martín cose che a scuola non mi avevano mai insegnato. Aveva la stoffa per colpire al fegato e arrivare al cuore. Una volta, di fronte a un industriale con l’aria del signorino viziato, che ci aveva mandato a cacare già due volte, indicò un rovere grande e frondoso che copriva l’ingresso di un terreno recintato e gli domandò con voce serena e convinta: – Lo sa che il generale Belgrano legò il cavallo a quest’albero, tornando dalla battaglia di Tucumán? – Il signorino rimase sorpreso e guardò verso il campo mentre nel suo cortile la festa continuava e gli invitati si tuffavano nella piscina illuminata da grandi fanali. – A me che cazzo me ne frega – , rispose e ci chiuse la porta in faccia. Mio padre mi appoggiò una mano sulla testa, si tolse la polvere dalle scarpe e suonò di nuovo il campanello. Il tizio apparve di nuovo, mise la mano in tasca e cominciò a contare delle banconote arrotolate – Prendi -, disse a mio padre, – compra un gelato al ragazzo -
Era tanto tempo che non mi compravano un gelato e lí per lí rimasi senza fiato. Le banconote erano marroni, nuove nuove, e quel tale le porgeva a mio padre con un sorriso sgradevole e tranquillo. Bastavano per due chili di cioccolato, crema e fragola. Da dentro arrivava la voce mielosa di Lucho Gatica. Mi batteva forte il cuore mentre mio padre rimaneva fermo lí, sotto la gronda del portico, con il vestito logoro e il cappello in mano. Non gli piaceva che gli dessero del tu. A un tratto alzò un braccio e indicò di nuovo l’albero. – La truppa si accampò laggiú – disse. – Il generale era molto malato e passò la notte sotto quell’albero. Non avevano nemmeno una goccia d’acqua e tutti si misero a pregare che piovesse -.
Ci fu un lungo silenzio finché non arrivò un ragazzo con un secchio d’acqua e si fermò vicino alla porta. – E ha piovuto tanto?- , domandò l’industriale, beffardo, mentre contava altre due banconote. – Nemmeno una goccia, rispose il mio vecchio e mosse la testa, sconsolato per il triste destino del generale. – Ordinò di fare un pozzo per cercare l’acqua e di seppellire i soldati che morivano – .
Mi resi conto che nemmeno quella sera avrei avuto il gelato. Il mio vecchio si mise il cappello con un gesto stanco mentre si sentivano le risate delle signore e le blandizie del trio Los Panchos. – L’acqua non si trovava mettendo mano alla tasca, signore – , disse il mio vecchio. Allungò il braccio con i soldi e il mio vecchio fece un passo indietro. – Senti, – cominciava a stancarsi, – il governatore sta qui dentro, perciò prendili, e via. Deciditi se non vuoi perdere il posto -.
Mio padre mi prese per una spalla e cominciammo a uscire. Allora arrivò la secchiata e mi sentii bagnare anch’io dagli schizzi del bagno di mio padre. Uscii di corsa ma il mio vecchio si comportò come se non fosse successo niente. L’industriale e l’altro scoppiarono a ridere e la porta si chiuse di colpo. Avevano qualcosa da raccontare al governatore e per ridere tutta la sera sul bordo della piscina.
Attraversammo la strada in silenzio. Arrivati all’angolo non riuscii piú a trattenermi e cominciai a piangere come uno stupido. Il mio vecchio camminava a capo chino ma imperturbabile e si andò a sedere sotto l’albero dove secondo lui aveva trascorso la notte il generale Belgrano. Accese una sigaretta, tirò fuori il blocchetto e scrisse la multa con una grafia tonda e chiara che gli ho sempre invidiato. Il cielo era pieno di stelle e faceva un caldo infernale. Da stare vicino alla piscina a mangiare un gelato. – Non raccontare niente alla mamma, va bene? – mi disse. Pensavo alle banconote marroni e ai giorni che mancavano alla fine del mese, quando portava a casa il suo stipendio insignificante. Per dire qualcosa gli domandai come avesse fatto Belgrano a trovare l’acqua.
- Non lo so, figlio mio; da ogni porta a cui bussava gli tiravano un secchio di merda. -
Si alzò, si tolse la giacca per scuoterla e mi chiese che inventassimo per mia madre un incidente con il camion annaffiatore. Ce ne stavamo andando quando a un tratto si mise a guardare la chioma dell’albero.
– Hai portato la fionda? – mi domandò.
Gli dissi di sí e gliela diedi, insieme al sacchetto di sassi che tenevo legato alla cintura.
Lasciò la giacca su un cespuglio e cominciò ad aggrapparsi al tronco. Non era abbastanza agile per quell’arrampicata ma riuscí a raggiungere il primo ramo e da lí passò a un altro piú alto finché cominciai a perderlo di vista. Avevo paura che cadesse e si rompesse qualcosa, come gli era successo altre volte. Cominciai a immaginare Belgrano inerpicato sull’albero, che scrutava l’orizzonte, malato e sporco, con i pantaloni bianchi, la giacca azzurra e il poncho rosso.
Sentii un rumore di vetri rotti e poi un lampione che andava in pezzi e un altro che scoppiava. Mi girai e vidi che la casa della piscina rimaneva al buio. Cercai mio padre tra le foglie dell’albero e immediatamente lo sentii cadere accanto a me con la fionda in mano. Questa volta cadde in piedi, aveva la faccia luminosa.
- Dài, mi disse a voce bassa. Andiamo a mangiare un gelato.
"

tratto da "pensare con i piedi" di osvaldo soriano

rosebud: la memoria ingigantisce ogni cosa...



dopo reyes vi parlo di osvaldo soriano, autore argentino, che ha scritto libri formidabili... nessuno come lui è riuscito a rapire le mie letture a partire dal libro "pensare con i piedi" che consiglio a chi sa ancora emozionarsi nel leggere un libro......♫

"Ci fu un tempo in cui le foto fissavano un istante della nostra felicità. Poi i nastri del videoregistratore hanno moltiplicato la banalità. Eppure le guardiamo con nostalgia, come se potessero rivelarci un segreto che ci aiuti a sopportare la parte del viaggio che ancora resta da fare. Un giorno, tornando sui nostri passi, troviamo l'albero che la memoria aveva ingigantito. per un attimo sentiamo il sussulto di una rivelazione. Finchè non scopriamo che quel che conta non è l'albero, ma quello che ne abbiamo fatto. Questo è il nostro Rosebud"...

tratto da "pensare con i piedi" di osvaldo soriano

3 marzo 2010

the black swan...


da wikipedia..

Herbert Jansch (meglio conosciuto come Bert Jansch) (Glasgow, 3 novembre 1943) è un chitarrista scozzese, dedito soprattutto alla musica folk e al blues.

È stato membro fondatore dei Pentangle. Negli anni sessanta ha subito l'influenza del chitarrista Davey Graham e della cantante folk Anne Briggs. È conosciuto soprattutto per l'innovativo stile chitarristico, ma è anche cantante e cantautore.

La sua opera ha influenzato artisti come Bernard Butler, Jimmy Page, Ian Anderson, Nick Drake, Donovan, Johnny Marr (chitarrista degli Smiths) e Neil Young. La sua instancabile opera di rielaborazione di materiale folk britannico anglosassone gli è valsa il premio Lifetime Achievement Award dalla BBC (2001).


copertina dell'album "the black swan" di bert jansch

reyes docet #3



...quante volte abbiamo vagato in una stanza al buio cercando i fiammiferi, per renderci improvvisamente conto che per trovarli sarebbe meglio averli fin dal principio...

...appena entrato nel bar sentii la portata della mia solitudine come un sentiero lungo e stretto che avevo percorso mille volte durante l'infanzia...

...nessuno lascia qualcuno per un altro, l'altro è solo un alibi. le cose accadono nei labirinti dell'anima molto prima che nella mente o nei nervi...

...tutti, per disperati che siamo, dovremmo sapere che c'è un tempo in cui andarsene è prudenza o caraggio e un tempo in cui è semplicemente un delitto...

... perchè a volte il tempo è solo un vuoto tra uno ieri sbiadito e un presente precario con vista sul nulla
...



tratto da "cinema albero" di efraim medina reyes

reyes docet #2


efraim medina reyes è tra i miei autori preferiti, nei suoi libri si trovano delle grandi verità tra racconti di famiglie disfatte, musica rock, sesso e grandi assenze...♫

...la fantasia è una carta segnata, un ponte tra il caso puro e semplice e l'impotenza...

...il dolore è paziente... il dolore è la coscienza, il prezzo di sapere che al mondo niente è gratis...

...il dolore ferma gli orologi, per esso le ore non contano. in un solo secondo c'è spazio per tutta la sofferenza possibile...

...perchè è il desiderio di essere amati a far si che  non ci amino. uno sente la mancanza solo di chi se ne va senza dire addio...

...la verità è solo una lampadina fulminata che pende dal soffitto...

tratto da "cinema albero" di efraim medina reyes

1 marzo 2010

reyes docet...


"quel che è sicuro è che si ama qualcuno solo per un istante e poi si ama l'ombra, il riflesso o il ricordo di quell'istante. di tutte le inquietudini dell'anima nessuna è più goffa, esagerata e pigra dell'amore. non è l'amore a tenere insieme le persone bensì il senso di colpa perchè non proviamo amore e il risentimento perchè l'altro non arriva a capire che abbiamo cessato di amarlo"...♫

tratto da "cinema albero" di efraim medina reyes

chi ha inventato la vita ha fatto tutto al contrario...


adoro leggere i libri di efraim medina reyes che trovo, alle volte, geniale nelle sue considerazioni...

..."chi ha inventato la vita ha fatto tutto al contrario: dovremmo nascere vecchi e ringiovanire con il tempo. nella casa accanto abita una coppia di anziani che fin dal mattino presto portano le sedie a dondolo in terrazza e si siedono uno di fronte a l'altra a dondolarsi. loro non hanno l'obbligo di andare a scuola o al lavoro, potrebbero correre fino al ruscello dietro agli alberi e nuotare per tutto il tempo che vogliono. forse arrivano addirittura a desiderarlo o immaginarlo, ma hanno perduto le forze e riescono solo a dondolarsi. a loro fare bene andare a scuola, restare seduti tutta la mattina ad ascoltare l'insegnante e poi tornare a casa a fare i compiti. a cosa gli serve non avere nulla da fare se non possono fare nulla. se uno nascesse vecchio userebbe quegli anni di stanchezza per imparare cose inutili, poi verrebbero gli anni di duro lavoro per assicurarsi il futuro e alla fine della vita, pieni di infanzia, potremmo andare di ruscello in ruscello e giocare a calcio nel campo abbandonato senza dover pensare al giorno dopo. la vecchiaia e le sue calamità sarebbero cose del passato così come l'amore e le sue conseguenze, e soprattutto: l'innocenza ci farebbe accogliere la morte, quella di chi amiamo e la nostra, senza tante storie"...♫

tratto da "cinema albero" di efraim medina reyes

che bocca grande che hai! per mangiarti...


hidalgo the wolf oggi ha 11 mesi e sta crescendo a vista d'occhio, crescono le orecchie, il musetto e la bocca...♫

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